Storia del cognome Zappoli
L’origine del cognome Zappoli è unifamiliare: pare, infatti, che tutti gli Zappoli siano imparentati tra loro e che la grandissima parte discenda direttamente da Domenico de’Giorgi detto Zapolo, nato a Labante (BO) sul finire del ‘400.
In origine la famiglia si chiamava De’ Giorgi ed i suoi membri erano detti Zapolo, poi Zapoli ed infine Zappoli. Il soprannome Zapolo, divenuto infine cognome Zappoli, deriverebbe da una storpiatura del nome Giovanpaolo che scritto con la Z iniziale e detto in dialetto bolognese suonava Zanpol… e di qui Zapol, poi italianizzato in Zapolo.
Non esiste nessun legame tra il cognome Zappoli ed il paese di Zappolino, comune di Castello di Serravalle, provincia di Bologna, vicino a Bazzano.
Gli Zappoli erano tutti piccoli proprietari terrieri: esiste quasi sempre un loro testamento o atti di compravendita (cfr. Zappoli: i primi atti depositati), tranne che per Angelo Zappoli che di mestiere faceva il calzolaio.
Gli Zappoli non hanno, dunque, origine nobile: alcuni furono notai, però, di rami collaterali a quello degli attuali Zappoli Thyrion.
Il più illustre personaggio con cognome Zappoli è Agamennone, nato a Bologna nel 1810. Egli era di professione avvocato. Fu anche un fervente patriota perché partecipò alla giornata rivoluzionaria dell’8 agosto 1848 e, sull’onda dell’entusiasmo, scrisse anche una tragedia intitolata “Bologna liberata dagli Austriaci”, rappresentata una sola volta. Ad Agamennone Zappoli è stata intitolata una strada situata vicino a Piazza VIII Agosto a Bologna.
Lo stemma
Lo stemma di famiglia con l'alberino e la colomba è nei sigilli notarili (conservati all'Archivio di Stato di Bologna numeri 58 e 87 dei notai Giovanni Pellegrino Zappoli (che rogò dal 1746 al 1788) ed Andrea Zappoli (che rogò dal 1769 al 1802) oltre a quello (uguale ai primi due) disegnato con schizzo a penna da ignoto (presumibilmente nel 1600) contenuto nel libro chiamato "Blasone bolognese" e conservato all'Archivio di Stato di Bologna.
La storia del cognome Zappoli
“Mi pare che, senza accorgermene, sto tratteggiando i personaggi, a me tanto cari, in maniera un po’ scialba, ma credetemi, i miei cari vecchietti erano gente semplicissima d’abitudini e di costumi e sarebbe un vero peccato volerli complicare” (Federico Zappoli).
Le informazioni sono tratte dal volume redatto da Paolo Zappoli Thyrion (18/10/1923) e in particolare dalle memorie dettate da Federico Zappoli (1902-1932) alla moglie Giorgina Bidone durante il periodo della sua degenza a Davos (Svizzera), ed in esso contenute.
La famiglia Zappoli
Angelo Zappoli, figlio di Domenico Zappoli e di Maria Lollini, nasce a San Pietro di Roffeno l’8/03/1798. Abitava in una frazione denominata “La Quercia” (località Gardeletta) e di professione faceva il calzolaio. Oltre al lavoro, alla “Quercia” Angelo trova anche l’amore: è qui, infatti, che nel 1837 sposa Anna Monari. Dall’unione tra Angelo Zappoli e Anna Monari nascono tre figli: Federico, Enrico e Clementina Zappoli. Anna Monari viene descritta nelle lettere di Federico come una donna “molto piccola di statura, non bella, ma con occhi vivacissimi, di carattere fermo ed indipendente, attivissima”. Un esempio della sua determinazione si può constatare dal fatto che quando i padrini di battesimo dei suoi figli vollero imporre loro il nome Romano e Domenico ella si oppose fermamente. Decisione ancora più importante fu presa quando Federico ed Enrico divennero adolescenti: Anna, andando controcorrente, per offrire un futuro migliore ai suoi figli, decise di mandarli a Bologna, in città.
Afferma Federico: “…la città lontana rappresentava nell’immaginazione dei montanari il luogo dei pericoli e dei vizi. Eppure essa aveva fiducia nei suoi due figli ed i ragazzi non paventavano l’imprevisto. […] Federico aveva 16 anni ed Enrico 14. Io ho parlato con dei vecchi della “Quercia” che ricordavano ancora le disapprovazioni di tutti alla Nina per avere deciso di mandare i figli in città e pronosticavano che, abbandonati a se stessi, sarebbero diventati due lazzaroni o peggio. Certo questo dovette essere un distacco molto triste”.
Inizialmente a Bologna Federico fu accettato come garzone in un negozio di salumeria ed Enrico si collocò presso la sartoria Vignoli. Entrambi alloggiavano presso i padroni, senza particolari agi. Questo periodo di lavoro oscuro durò circa 5 anni. In seguito i due fratelli Zappoli ebbero un colpo di fortuna perché si scoprì che un loro zio (fratello del padre Angelo Zappoli) alla morte lasciò tutti i suoi averi ai nipoti Federico ed Enrico, che ereditarono una fortuna.
I due ragazzi ebbero così la possibilità di mettersi in proprio: affittarono un negozio in centro a Bologna (all’angolo fra le due strade Ugo Bassi e Nazario Sauro) e avviarono un’attività da salumieri.
Le vicende alterne dell’attività lavorativa dei fratelli Zappoli
Possiamo suddividere l’attività lavorativa dei fratelli Zappoli in tre periodi:
Salumeria Zappoli: la fase artigianale
1872-1882: è un periodo di grande prosperità per i fratelli Zappoli, che con intraprendenza portano avanti magnificamente la loro attività.
L’autore delle lettere descrive così il negozio dei due fratelli Zappoli:
“I due giovanotti inaugurarono un negozio che era pieno di novità: spaziosi mostrini illuminati a giorno, pulizia sui banchi di marmo, pulizia e giacche bianche intorno a loro stessi, da ultimo (sembra una sciocchezza, ma pure fece colpo e rumore) gli articoli venivano esibiti in eleganti pacchetti con carte colorate impermeabili, sì che se uno acquistava poteva poi andarsene in giro con il suo involto, che avrebbero creduto potesse contenere tutto meno che generi commestibili. A tutto ciò aggiungasi la naturale cortesia e piacevolezza dei modi dei due Zappoli che era vera galanteria”.
Negli anni il negozio di salumeria delle origini si ingrandì sempre di più, fino a divenire un grande stabilimento industriale.
In seguito Federico aprì un altro negozio in via D’Azeglio con i medesimi sistemi e con uno spazioso laboratorio annesso.
La fase industriale: dalla salumeria al Grande Stabilimento dei fratelli Zappoli
1882- 1904: è ventennio drammatico perché vede la continua ascesa e poi il rapido crollo dell’industria salumiera dei fratelli Zappoli.
Nel 1884 avviene il passaggio dalla fase artigianale a quella industriale con la costruzione di uno stabilimento, su progetto dell’ingegnere Filippo Buriani, “previo acquisto di varii terreni delimitati all’incirca dalle Vie Silvani, Saffi, S. Pio, Via Malvasia”.
Sul finire del secolo la ragione sociale dell’industra salumiera, che era stata fino ad allora una società di fatto tra i fratelli Federico ed Enrico Zappoli, fu trasformata in “Industria Salumiera Bolognese Fratelli Zappoli società in accomandita per azioni”: ciò avvenne al fine di trovare capitali per il sempre maggior giro di azioni, capitali che furono sottoscritti da varie persone anche non bolognesi. Si esportava molto e si comperavano i suini addirittura in Serbia dove Federico si recò più volte.
Le vicende successive, la crescita e diversificazione del gruppo nato dalla volontà dei Zappoli sono parte integrante della storia Bolognese ed Italiana.